Rubrica - Microstorie in 100 parole

L'origine delle microstorie risale agli inizi degli anni '60, negli Stati Uniti. In Italia, il movimento decollò nel 1970, raccogliendosi intorno alla rivista "Quadernistorici". Giovanni Levi, pioniere delle microstorie, definì la loro nascita una sorta di reazione alla crisi storiografica esistente in quel periodo.

Levi, insieme a Carlo Ginzburg e Simona Cerutti, diede vita a una collana edita da Giulio Einaudi Editore, intitolata, appunto, Microstorie (1981-1991). Composta da 21 libri, la collana raccontava vicende locali, piccoli episodi di vita quotidiana della periferia italiana.

Nel tempo, le microstorie si sono evolute in flashfiction - con l'obiettivo di raccontare una storia con inizio, svolgimento e termine, utilizzando appena 1000 parole. Essendo brevi, queste non permettono di scrivere chissà che. Infatti, in tali composizioni è di estrema importanza il dopo, o il non detto, cioè le implicazioni dell’intreccio stesso. Critici e commentatori concordano sul fatto che la flashfiction possiede una qualità letteraria unica: la capacità di suggerire una storia oltre la storia. O una storia più ampia. Le microstorie, o flashfiction, oggi, si dividono in tante sottocategorie, a seconda della lunghezza del componimento.

La microstoria più famosa del mondo è il romanzo in sei parole scritto da Ernest Hemingway : «Vendesi: scarpine per neonato, mai indossate» (For sale: baby shoes, never worn).

Di seguito, vi lascio una mia microstoria in 100 parole:

La lettera

Il concerto era finito da un pezzo, Clay rimase sul palco. Seduto alla batteria. La bottiglia di Gin sulla grancassa, scriveva sullo spartito e bruciava tabacco.
“Prendo tutti i dubbi, le paure, le cose difficili scoperte. Le verità, le menzogne, i tempi cattivi e quelli buoni. Il sole, la pioggia. Il dolore e la gioia. E le metto in questa lettera per te" pensava. Era il momento di tagliare il filo, e tutto ciò cui restava legato.
Sfilò la Small dalla fondina e ‘Bam!’
Il testone nero sbatté sul rullante, mentre un rivolo di sangue e inchiostro colava sulla scarpa.

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