Adoro fare l'editor: la passione per le parole, i pensieri, le storie degli altri mi “acchiappano”.
Non parlo di semplici narrazioni, immaginate e scritte, romanzate o vomitate per sfogo su pagina. Mi riferisco alle storie di vita degli autori, specie quelli “invisibili”, incontrati per caso, in cerca di eco per le loro voci, di muri per le loro pagine, di specchi per le loro visioni.
Fare l’editor significa questo: non siamo eroi, ma tutor costanti e regolari. Scrigno di sensi, emozioni, e viaggi altrui.
Quando incontro scrittori non chiedo mai perché scrivono, so già che lo fanno per istinto; domando, piuttosto, “per chi scrivono”, e di solito la risposta non arriva. Scrivere è lavoro d’artigiano, espressione di talento; coerenza, carattere, intreccio, montaggio, equilibrio.
Fare l’editor non vuol dire creare. L’editing è un lavoro che rilascia vigore, lo stesso che l’autore possiede già, come ribadiva Max Perkins.
Scrivere un libro richiede fatica e dedizione, ma leggere ne richiede altrettanta. Un confronto con l’autore, discutendo, mettendo a fuoco, revisionando l’idea che ha dato origine alla sua storia, è un’avventura, un percorso tra le regole della scrittura il cui unico traguardo è portare un manoscritto, o dattiloscritto, dalla propria scrivania a quella della redazione di una casa editrice giusta per esso, fino ai lettori.
Nell’epoca del digitale non è scontato che un lettore sia in grado di restare più di un’ora immerso nelle pagine di un libro. Tra l’altro, per oltre un secolo la vecchia editoria di carta ha vissuto seguendo formule consolidate, oggi scardinate dall’entrata in gioco di nuove figure: Amazon, Google, Apple, i gruppi che controllano il web. In Italia, questo evento è coinciso con la crisi economica, dando luogo alla “tempesta perfetta”.
Ecco perché fare l’editor, o scegliere un editor, per un autore non è mai cosa banale, oggi più di ieri. Finora l’editore era l’unico ad avere il privilegio di selezionare le proposte per il pubblico di lettori, ora non è più così. Ed entra in gioco l’allenatore, il preparatore, l’editor. Il grillo parlante che accompagna l’autore, lo fa crescere, lo motiva, quasi lo sfida, e l’orienta. Fare l’editor richiede un investimento emozionale, a volte senza riscontro immediato, ma impagabile nel lungo periodo.
Spesso gli autori saltano questo step, si mettono in proprio, e vanno fino in fondo senza sapere “per chi scrivono”, privi di orientamento. Ciò che si propone un editor è fare da bussola, per sciogliere i nodi lungo il cammino di uno scrittore, offrire la cassetta degli attrezzi, perché gli autori siano in grado di “addestrare” le case editrici tramite le proprie offerte, e non subendone la sola domanda.
Dietro un manoscritto ci sono due figure, l’autore e l’editore, ma nel mezzo c’è sempre un’altra presenza, spesso snobbata, demonizzata, e si chiama editor, il cui lavoro è basilare. Autori tutti, non abbiate paura, sono solo un editor.
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