Ci sono autori terrorizzati, convinti che un editor scomponga la storia, riscriva il testo, plagi lo scrittore.
L’editing non è una riscrittura di un romanzo. Scrive l’autore, con le migliorie consigliate dall’editor: due compiti differenti, due figure diverse. Riscrivere è un errore, perché ogni persona ha il proprio stile e non possono coesistere due voci in una stessa storia, a meno che non si scriva a quattro mani, ma questa è un’altra… “storia”.
La migliore definizione del ruolo di editor è: funge da intermediario fra ciò che scrive lo scrittore e quello che leggerà il lettore. Sapete quale era il titolo originale del romanzo di Fitzgerald Il grande Gatsby? No? Beh, era Trimalcione a West Egg. Pensate che qualcuno lo avrebbe comprato se Max Perkins non avesse consigliato l’autore?
Molti autori utilizzano lettori beta. Persone fidate a cui far leggere le proprie storie, le quali inviano commenti e critiche, che possono scegliere di seguire o meno. Ci si accorge delle pecche dei propri testi quando a leggerle sono altre persone, che scovano cose “invisibili”. Allo stesso modo, quando effettuo la correzione delle bozze di manoscritti di alcuni clienti, spesso mi sento rispondere “non avrei mai trovato certi errori”.
Editor e correttore di bozze sono professioni diverse, certo, ma comunque entrambi scoprono le pecche in una storia. I punti deboli sfuggono all’autore, i tagli da apportare o gli ampliamenti dove occorrono, li consiglia l’editor. È lui che trasforma la stesura di un libro.
Siamo tantissimi a fare gli editor, perché sono tantissimi a pubblicare. Ogni anno escono migliaia di nuovi titoli, e traduzioni di romanzi da tutto il mondo. Senza parlare degli autori indipendenti.
Serve davvero l’editing? Io, naturalmente, rispondo sì!
"Scrivere un romanzo è molto difficile… e se ti scoraggi, è un buon segno, non certo cattivo. Se pensi di non farlo bene, stai pensando come pensano i veri romanzieri. Non ho mai conosciuto qualcuno che a volte non si sentisse scoraggiato o non si disperasse, e ho sempre scoperto che era un buon sintomo". (Maxwell Perkins)
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