Breve storia, piccole note di autori ispirati, e i loro drink
Puntata #2 - Eugene O’Neill
Eugene Gladstone O’Neill, nasce a New York il 16 ottobre del 1888. Acclamato come lo Shakespeare americano, discendente da una famiglia di girovaghi, tossici e alcolizzati, ebbe un’acuta sensibilità nei confronti della scrittura, tanto quanto per l’alcol. Il tormento e la drammaticità delle sue opere, il melodramma e il richiamo alle maschere del teatro greco, fecero di O’Neill, e della sua produzione teatrale, il primo esponente espressionista della cultura statunitense.
Figlio di un attore irlandese e di una pianista, sin da bambino fu abituato a muoversi sulle tavole di un palcoscenico. A causa della predilezione per la bottiglia venne espulso da varie Università, e la sua vita divenne una continua avventura. Da cercatore d’oro a sposo per soli tre giorni, da marinaio nei mari caraibici a nullafacente nel porto di Buenos Aires. Finì le proprie scorribande ammalandosi di tubercolosi, e durante le cure in sanatorio iniziò a scrivere testi teatrali. Morì a Boston il 27 novembre 1953.
Autore di capolavori teatrali pieni di personaggi e ambienti vissuti in prima persona, nei suoi drammi è palpabile l’assenza di speranza e la lotta per la sopravvivenza della gente poco abbiente. L'opera più famosa è “Oltre l’orizzonte”, che gli valse il premio Pulitzer nel 1920. La sua grande ispirazione sociale toccò l’apice nel dramma “L’imperatore Jones”, ma il capolavoro di O’Neill fu rappresentato postumo, seppur scritto nel 1940: “Lungo viaggio verso la notte”, infatti, vinse il Pulitzer nel 1957, il quarto per l’autore americano.
Per inquadrare lo spessore dell’artista, e della sua intera produzione drammaturgica, basta sapere che nel 1936 Eugene O’Neill venne insignito del premio Nobel per la letteratura. “Lungo viaggio verso la notte” è considerato una delle opere migliori del teatro statunitense, al pari di “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller e di “Un tram che si chiama Desiderio” di Tennessee Williams.
Discreto risultato, vero?
Negli anni della gioventù, bagnati dall’alcol, riempiti da prostitute, conditi da putiferi disparati, come lanciare una bottiglia sulla finestra di Woodrow Wilson, rettore dell’università di Princeton, nessuno avrebbe scommesso un soldo su Eugene. Fu grazie alla psicanalisi che l’autore di “Arriva l’uomo del ghiaccio” riuscì ad avere la meglio sui pessimi influssi della famiglia e sul conseguente abuso di alcol ingurgitato nelle bettole di New York.
Il suo drink preferito: Gibson
Dosi per una persona: 60 ml di gin – 15 ml di vermut secco – 7,5 ml di salamoia delle cipolline – 3 cipolline in agrodolce per guarnire
Preparazione: Versare, in un mixing glass capiente, gin, vermut e salamoia. Aggiungere ghiaccio e mescolare fino a far ben freddare. Travasare in coppa da cocktail fredda e guarnire con cipolline.
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