di Valentina Ottaviani
Quel giorno, Annalise stava scrivendo al computer l'ennesimo post su Facebook che nessuno, secondo lei, avrebbe letto.
Adam, invece, correva veloce su quella stradina, provando a liberarsi dal pensiero che valesse meno di altri. Metro dopo metro.
Luca era stanco del suo lavoro, desiderava altro. Passare tutto il giorno dietro una scrivania non era quello che sognava da bambino.
Lucy, infermiera piena di passione per il suo lavoro, quando rincasava sentiva la mancanza di qualcosa, ma non sapeva darle un nome.
Poi, c'era Gabriele, ragazzo dall'intelletto spiccato, insegnante comprensivo, amico dei suoi alunni, con il costante obiettivo di riuscire a farsi accettare anche dagli adulti. In fondo, lo era.
Ciò che legava queste persone, apparentemente diverse e lontane, era l'insoddisfazione. E anche quella notte, ognuno prese sonno nella propria stanza, solo e insoddisfatto. Ma, a occhi chiusi, Morfeo decise fosse giunto il momento di concedergli di sognare.
Tutti e cinque si ritrovarono in un campo abbandonato, davanti a corridoi enormi, alla fine dei quali uno specchio lasciava intravedere una luce. Si guardarono confusi, nessuno di loro sapeva dove fosse, e soprattutto chi fossero gli altri, ma attratti dal bagliore, uno alla volta, lo oltrepassarono.
Annalise, la prima a entrare, vide se stessa davanti al computer. Si avvicinò alla sé nell'altra dimensione, e guardando il monitor notò che i suoi post avevano milioni di commenti e condivisioni.
Adam, sorpreso, si vide con la coppa dei campionati europei di maratona tra le mani, acclamato dalla platea ai piedi del palco.
Luca si ritrovò impegnato nel ristorante dei suoi sogni, dietro i fornelli. Cucinava per le persone che riempivano la sala, e appariva felice di farlo.
Lucy, invece, appena entrata si osservò su un letto intenta a raccontare fiabe ai suoi figli che la guardavano stupiti, e suo marito accanto l'abbracciava.
Gabriele riuscì a vedersi ammirato dai colleghi che tanto lodava. Leggeva un suo saggio sulla letteratura davanti ai loro occhi meravigliati, e soprattutto davanti al suo compagno.
Ognuno dei cinque osservava se stesso nella vita che sognava, come uno spettatore, fin quando un rumore fastidioso riportò di colpo tutti alla realtà: sveglia maledetta, era ora di alzarsi.
Disorientati, rientrarono nelle proprie vite cercando il significato del sogno. Poi, giunsero a una nuova consapevolezza.
È inutile rifugiarsi nei sogni dimenticando di vivere, smettere di credere in se stessi e in ciò che si desidera, perché con il coraggio di cambiare si arriva ovunque si vuole.
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