Da quanti punti di vista consideriamo una storia?
Da Aristotele in poi, la logica viene considerata l’unico strumento per trarre buon frutto dall’intelletto. Però, le idee nuove sono ricche d’imprevedibilità e questo indica che non sempre siano frutto di ragionamenti logici.
Esiste un differente processo intellettivo, riscontrabile quando si danno risposte semplici, che si mostrano per la loro ovvietà solo quando vengono formulate.
Per questo, dobbiamo parlare dell’esistenza di un procedimento diverso da quello logico, di certo più fecondo di nuove idee.
Distinguiamo, quindi, il pensiero verticale, quello logico che da sempre c’insegnano a scuola, da quello fecondo, pensiero laterale, che permette di dare vita a nuovi punti di vista per creare storie e riempirle di trame, intrighi, e risolvere i problemi.
A differenza del metodo logico, chi è abile a usare il pensiero laterale non ha bisogno di un metodo, o di un modello: a chi guida una moto, per farlo bene, non è richiesta una laurea in ingegneria meccanica. D’altro canto, il corretto uso del metodo logico non dipende dal conoscere le varie funzionalità di un cervello.
Semplicemente, quindi, il pensiero laterale non è magia, ma un modo diverso e più creativo per usare la nostra testa.
La matematica è la materia che attinge molto da questo modo di pensare; abbandonando i vecchi e rigidi schemi, propone agli allievi di considerare vie alternative per giungere alla soluzione di uno stesso problema. In tal modo, favorisce la duttilità intellettiva di ogni persona.
Interessante è l’applicazione del pensiero laterale nella scrittura e nell’arte in genere, perché in stretta relazione con l’intuito, la creatività e lo humour. Il primo è intenzionale, gli altri tre sono naturali.
In una situazione immaginaria, come la stesura di una storia, l’intuizione è un modo efficace per cambiare le idee contenute in essa; la creatività ristruttura queste idee limitando i modelli stereotipati; lo humour le rende meno noiose.
Se applichiamo il pensiero laterale a una storia, la creatività assumerà una sensibilità estetica, una eco emotiva e un valore espressivo, divenendo elemento essenziale per cambiamento e progresso, produzione di nuove idee libere da barriere concettuali di vecchio stampo.
In conclusione, il pensiero verticale si mette in moto quando, e soltanto, se esiste una direzione stabilita; il pensiero laterale, all’opposto, ha lo scopo di generare una o diverse direzioni.
Con il secondo, ci si muove verso qualcosa, o allontanandosi da qualcosa, non verso una direzione, ma creandone una o più. Si stravolge il ragionamento, si ribaltano dati ed emozioni, si miscelano ipotesi, si associano idee a caso.
Con la “lateralità” del pensiero salgono in cattedra invenzione e fantasia.
Per stimolarvi in tal senso, vi invito a una “call to action” alla quale potrete rispondere inviando una mail all'indirizzo: [email protected]
Vi sfido a trovare un’idea originale per promuovere una nuova discoteca, partendo dalla parola casuale: pioggia.
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